Discorso di apertura di D.Koutsoumbas, Segretario Generale del Comitato Centrale del KKE, all'incontro ibrido dell'ECA a Berlino sugli "80 anni dalla Grande Vittoria Antifascista dei Popoli. Conclusioni e importanza odierna"

Cari compagni,

Esattamente ottant'anni fa, qui nella città di Berlino, sventolava la Bandiera Rossa, il vessillo del primo Stato socialista, l'Unione Sovietica, innalzata vittoriosamente sul Reichstag il 1° maggio 1945, a segnare la disfatta delle cosiddette «invincibili armate dello Stato nazista tedesco». La Germania si arrese senza condizioni all'alba del 9 maggio 1945.

Il KKE onora tutti coloro che combatterono e diedero la vita per la sconfitta del fascismo e dell'Asse imperialista degli Stati che lo incarnarono a quell'epoca.

Onoriamo e difendiamo dalle volgari deformazioni storiche l'immenso contributo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) e dell'Armata Rossa, su cui gravò il carico più pesante del conflitto, così come i partiti comunisti di tutto il mondo, che guidarono le lotte di liberazione nazionale e le lotte anti-imperialiste. Il KKE è orgoglioso di aver ispirato, organizzato e dato vita al grande Fronte Nazionale di Liberazione (EAM).

La vittoria dell'Unione Sovietica sulla Germania nazista e sui suoi alleati fu riportate grazie ai seguenti fattori:
- Il ruolo svolto dai lavoratori sovietici nel creare e organizzare lo scudo difensivo dell'Unione Sovietica.
- I vantaggi della socializzazione dei mezzi di produzione e della pianificazione centralizzata dell'economia.
- Il ruolo-guida delle masse, con la classe operaia in prima linea.
- Il ruolo di avanguardia della classe operaia rivestito dal Partito comunista.

Tutto ciò rappresenta un'immensa lezione storica per il presente e per il futuro del movimento rivoluzionario.

La salvezza dell'Unione Sovietica non sarebbe stata possibile se, nei vent'anni seguiti alla conclusione della guerra civile seguita alla Rivoluzione d'Ottobre, l'URSS non avesse percorso enormi distanze lungo il cammino dello sviluppo socio-economico e culturale consapevolmente pianificato, della costruzione del socialismo.

L'epopea sovietica è un retaggio che appartiene a tutti coloro che lottano per instaurare il socialismo-comunismo. Non appartiene a governi quale quello di Putin, pilastri del dell'imperialismo russo, che strumentalizzano il 9 maggio per puntellare ideologicamente la restaurazione del capitalismo nell'ex-URSS, appropriandosi dei sacrifici di milioni di comunisti e di comuniste e tenendo nascosto chi realizzò i successi sovietici e a quale scopo.

Per contro, le classi borghesi dei Paesi dell'imperialismo euro-atlantico, della NATO e dell'UE, attualmente in lotta con i capitalisti russi in territorio ucraino per il controllo delle risorse minerarie, dell'energia, dei gasdotti, delle terre fertili, delle quote di mercato eccetera, stanno tentando di equiparare l'URSS alla Russia borghese di oggi, che è una loro creazione. Così, costoro tentano di cancellare la memoria del 9 maggio 1945, distorcendone il contenuto e capovolgendo la verità storica chiamando in causa l'invasione russa dell'Ucraina. Ma la frenesia di cui hanno dato prova in questi tre anni di guerra non può nascondere il fatto che avevano imboccato questa strada già da tempo, poiché la diffamazione dell'URSS, dell'Armata Rossa e dei movimenti partigiani faceva parte già da anni della loro propaganda anticomunista e antisocialista. Così, costoro tentano di nascondere il legame organico che unisce la mostruosità del nazifascismo al capitalismo monopolistico e le enormi responsabilità di tutti i partiti borghesi, sia liberali sia socialdemocratici. Questa sporca e deliberata campagna vede in prima fila l'unione capitalista degli Stati europei, la reazionaria Unione Europea, che già prima della guerra aveva proceduto a ribattezzare il 9 maggio «Giornata dell'Europa»!

 

Cari compagni,

Il KKE studia la propria storia e la storia del movimento comunista internazionale, traendone indispensabili e utili conclusioni anche sulle cause, sulle condizioni e sulle conseguenze del conflitto imperialista che fu la seconda guerra mondiale.

Per questo, in occasione di questo importante evento dell'Azione Comunista Europea, vorrei soffermarmi brevemente su alcuni punti che, secondo il KKE, sono collegati agli attuali compiti ideologici e politici dei partiti comunisti, nell'attuale situazione segnata da crescenti contraddizioni inter-imperialiste e dal tentativo delle classi borghesi di cooptare ideologicamente i popoli nei propri piani.

 

PRIMO: Il fascismo emerge dalle viscere del sistema capitalista, e non è semplicemente il risultato di una specifica forma di gestione, quali le politiche neoliberali, come sostengono le forze opportuniste e socialdemocratiche europee. È una «malattia» del sistema capitalista e va combattuto come tale. È una delle forme in cui i monopoli esercitano il potere. Inoltre difende la proprietà capitalista dei mezzi di produzione e lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. Specie in presenza di una crisi capitalista, con miseria, disoccupazione e declino dei partiti borghesi egemoni, la borghesia si serve in vari modi dei partiti fascisti utilizzandoli come baluardo per servire i propri interessi. Utilizza le attività dei fascisti che, con il loro nazionalismo estremista e la loro presunta «solidarietà», gettano una rete sulle forze popolari, sui disoccupati e sui settori piccolo-borghesi in rovina, allo scopo di cooptarli.

Per questo il KKE, che vanta oltre un secolo di esperienze, lotte e sacrifici per il popolo e il socialismo, ribadisce la necessità di un solido fronte politico e ideologico contro qualunque forma di dittatura del capitale, quali il nazismo e il fascismo. Il KKE ribadisce che il fascismo non è mai stato realmente un avversario del capitalismo, bensì un'espressione di esso. Ribadisce l'importanza di quanto scritto dal grande intellettuale comunista tedesco Bertolt Brecht: «Il fascismo si può combattere soltanto in quanto capitalismo, in quanto forma più nuda, più sfacciata, più oppressiva e più traditrice del capitalismo». Com'è possibile dire la verità sul fascismo che si vuole contrastare, se non ci si propone di prendere posizione contro il capitalismo che lo produce?

 

SECONDO: La «matrice» della prima guerra mondiale è identica a quella della seconda e di tutte le guerre scoppiate in Ucraina e in Medio Oriente nei decenni compresi tra la fine del secondo conflitto mondiale e oggi. E tale «matrice» sono i rapporti di produzione capitalisti, il sistema capitalista nella sua fase imperialista. In questo contesto, le classi borghesi continuano a servirsi delle forze nazionaliste e perfino fasciste per i propri piani di guerra, come vediamo con gli ammiratori di Bandera e il Battaglione Azov in Ucraina o con la «Scuola Superiore di Politica Ivan Ilyin», un istituto intitolato a un filosofo fascista presso una grande università statale della capitale russa.

Com'è noto da molti anni, gli sforzi profusi dall'URSS allo scopo di dare vita a un fronte anti-hitleriano furono vani. Soltanto quando le sorti del secondo conflitto mondiale mutarono, dopo la battaglia di Stalingrado, la Gran Bretagna e gli USA accettarono di formare un'alleanza anti-hitleriana con l'URSS. Tale alleanza non modificò il carattere del conflitto; esso rimase un conflitto imperialista, e rimase anche una guerra ingiusta per molte delle forze appartenenti all'alleanza anti-hitleriana.

Noi siamo convinti che la seconda guerra mondiale fu una guerra giusta soltanto dalla prospettiva dell'URSS, che combatté per difendere la classe operaia e il potere socialista, e dalla prospettiva dei movimenti della resistenza, che combatterono contro l'occupazione fascista per la sopravvivenza e il progresso dei rispettivi popoli.

La guerra combattuta dalla Gran Bretagna, dagli USA e dalle forze su cui gravavano precise responsabilità in ordine alla nascita e all'ascesa del fascismo in Germania fu una guerra ingiusta e imperialista, poiché mirava a preservare e ad ampliare il ruolo assicuratosi da queste forze nell'ambito del sistema imperialista grazie alla vittoria da esse riportata nel primo conflitto mondiale. Naturalmente anche l'altro schieramento, l'Asse fascista, combatté una guerra imperialista e ingiusta che mirava a capovolgere l'equilibrio di potere creatosi dopo la prima guerra mondiale. Entrambe le alleanze imperialiste rivali combatterono per i propri profitti e interessi geopolitici. Entrambe si resero colpevoli di gravi crimini contro l'umanità. Per esempio, se l'Asse fascista fu al primo posto nelle esecuzioni di massa e nelle epurazioni, gli USA e la Gran Bretagna bombardarono Dresda e utilizzarono le armi nucleari a Hiroshima e a Nagasaki, senza alcuna necessità di carattere militare, ma soltanto allo scopo di ammonire l'URSS e di imporre la propria agenda politica sugli sviluppi postbellici.

Tutte le forze borghesi che parteciparono al secondo conflitto mondiale combatterono una guerra ingiusta! Tale conclusione è particolarmente rilevante oggi, quando varie forze borghesi - dal governo russo che sostiene di combattere il fascismo ucraino, alla socialdemocrazia tedesca che sostiene di combattere il partito razzista e fascistoide AFD - si avvolgono nel mantello dell'«antifascismo» nel tentativo di nascondere i veri obiettivi predatori di entrambi gli schieramenti che si affrontano nella guerra imperialista in corso in Ucraina.

 

TERZO: Oggi, di fronte all'emergere di nuovi conflitti globali, vengono tracciati parallelismi privi di fondamento e che causano confusione.

Alcuni, per esempio, tentano di paragonare la Cina attuale all'URSS della seconda guerra mondiale, quando è evidente che i rapporti di produzione capitalisti dominano ormai da tempo in Cina, che oggi contende agli USA la supremazia nell'ambito del sistema imperialista internazionale.

Altri ripropongono una distinzione tra Paesi borghesi «fascisti» e «democratici», che a nostro avviso è erronea e comparve dopo il VII Congresso dell'Internazionale Comunista. La nostra valutazione è che il VII Congresso del Comintern, con le sue linee guida, operò una netta e indebita separazione tra il «potere» del capitale finanziario e gli interessi del capitale industriale; e analogamente operò una separazione netta tra i Paesi capitalisti fascisti e quelli democratici. In seguito a tale distinzione, l'alleanza tra il movimento operaio e comunista e un gruppo di forze e Stati borghesi fu elevato al rango di ideologia, e la combattività della classe operaia contro la classe avversaria ne uscì indebolita.

Perfino all'interno del movimento comunista internazionale vi è oggi chi utilizza il termine «fascista» per designare alcune delle potenze imperialiste più forti, come gli USA e l'UE, che «esporterebbero» il fascismo in altri Paesi. Naturalmente, dopo l'elezione di Trump negli Stati Uniti e alla luce dei suoi stretti contatti con i vertici russi, i fautori di questa falsa distinzione sono oggi in preda alla confusione.

La realtà è che operare una distinzione tra gli Stati che all'interno del sistema imperialista internazionale favoriscono il fascismo e la guerra e quelli che non lo fanno serve soltanto a nascondere la causa radicale che fa emergere e rafforzare la corrente fascista, causa che sta nel capitalismo monopolistico in quanto tale, perfino all'interno di ogni Paese. Inoltre, gli appelli alla formazione di «fronti antifascisti» privi di un orientamento di classe, cioè alleanze non fondate su criteri di classe da stipulare con tutte «le persone oneste e progressiste», sono in ultima analisi dannosi per il movimento comunista. Lo stesso si può dire riguardo ai vari «forum antifascisti» e «internazionali antifasciste» sostenuti da forze governative borghesi. Questi atteggiamenti depotenziano settori del movimento comunista e della classe operaia, inducendoli ad abbandonare la loro missione storica e ad adottare una linea mirante a un'improbabile «depurazione» dell'imperialismo dalle «forze fasciste». In sostanza, in nome della lotta contro il fascismo, questa scelta conduce sul terreno scivoloso della collaborazione con l'opportunismo, la socialdemocrazia e la borghesia o settori di essa all'interno di ciascun Paese. Ciò apre la strada allo schieramento al fianco di questa o quella forza imperialista: il movimento operaio rischia cioè di ritrovarsi schierato accanto a specifiche forze imperialiste nel contesto di un conflitto regionale o generale con il pretesto che le forze contrapposte sono «fasciste», schierando così il movimento di classe, operaio e comunista sotto una falsa bandiera.

 

QUARTO: Durante tutta la storia del Comintern si manifestarono problemi di unità ideologica e strategica riguardo alla natura della rivoluzione, al carattere del conflitto imminente dopo l'ascesa del fascismo in Germania e all'atteggiamento verso la socialdemocrazia. Lo scioglimento del Comintern nel maggio 1943, a prescindere dai problemi di unità che esso aveva evidenziato e dalla possibilità o meno di mantenerlo in vita, privò il movimento comunista internazionale sia di un centro sia delle potenzialità di elaborare la sua strategia rivoluzionaria in modo coordinato, in modo tale da trasformare la lotta contro la guerra imperialista e l'occupazione straniera in una lotta per il potere - ciò che costituisce un unico compito per qualsiasi partito comunista, in funzione della situazione a livello nazionale.

 

QUINTO: I partiti comunisti possono utilizzare lo spazio vitale creato dalle contraddizioni interne alla borghesia e all'imperialismo per sviluppare la propria attività soltanto se hanno una visione ben chiara della natura antioperaia e antipopolare che accomuna tutte le fazioni borghesi e le alleanze imperialiste, e se non perdono di vista l'obiettivo del rovesciamento rivoluzionario del potere capitalista. Devono mantenere la loro indipendenza ideologica, politica e organizzativa. In caso contrario, non faranno che aggravare e perpetuare la divisione del movimento operaio e dei suoi alleati tra schieramenti borghesi e imperialisti contrapposti.

 

Cari compagni,

Concludendo questo breve discorso introduttivo a nome del Partito Comunista di Grecia, vorrei sottolineare che il nostro partito è ben consapevole delle difficoltà della situazione attuale, dei rapporti di forza sfavorevoli a livello internazionale e della crisi del movimento comunista internazionale. Ma la storia ci insegna che i popoli hanno la capacità di affrontare le difficoltà e i rapporti di forza sfavorevoli, e possono uscirne vittoriosi! Ne è la prova l'esito del conflitto terminato ottant'anni fa.

A coloro che oggi scelgono la via del compromesso, la via dell'integrazione nel sistema, servano da ammonimento le parole pubblicate da Lenin sul giornale Iskra, da lui fondato nel 1900 mentre era esule politico qui in Germania, a Monaco, tratte da una poesia dedicata dal rivoluzionario decabrista Aleksandr Odoevskij ad Aleksandr Puškin: «Da una scintilla nascerà una fiamma».

Nel pieno della tempesta della controrivoluzione, delle guerre imperialiste e delle crisi capitaliste, noi partiti dell'Azione Comunista Europea siamo oggi chiamati a preservare questa scintilla, perché il futuro dell'umanità non è il capitalismo, ma il mondo nuovo, il socialismo!

 

Traduzione da Resistenze.org

09.05.2025